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mercoledì 27 marzo 2013

Gli Urlatori

Oggi Music Drops vuole trattare un movimento musicale, o meglio, una corrente canora che vide la luce (e di lì a poco l'oscurità) in Italia, in una stagione relativamente ridotta e altrettanto rivoluzionaria.
Stiamo parlando dell'epoca del boom economico, ovvero la fine degli anni cinquanta e primi dei sessanta. Di conseguenza viene alla mente un unico nome: gli Urlatori.
Innanzitutto, perché "corrente canora"? Poiché gli Urlatori non potevano essere considerati tali per musiche, arrangiamenti o composizioni strumentali, ma unicamente per l'atteggiamento e la tecnica interpretativa. Di fatto, questa corrente è qualcosa che riguardava esclusivamente i cantanti che la rappresentavano all'epoca.
La tecnica in sé presentava alcuni tratti tipici, fra cui le emissioni a volume piuttosto elevato, nonché la tendenza a non arrotondare perfettamente i suoni (come tipicamente insegnava la scuola classica o quella, allora più vicina, melodica) e a porli in maniera spoglia, disadorna o semplicemente maleducata.
Il termine Urlatori derivava dall'inglese "Shouter", parola usata negli anni quaranta per etichettare artisti del nuovo sound, caratterizzato da una fusione fra blues e boogie-woogie, come Joe Turner. In Italia lo sviluppo e il significato furono leggermente diversi: a Milano, capitale del rinnovo musicale, e del suo relativo mercato, dell'epoca (e non solo) hanno conosciuto la gloria varie etichette ed artisti di questa corrente, tutti prevalentemente giovani e amati dai coetanei. Molti di questi artisti, smessi i panni degli Urlatori, hanno avuto carriere più o meno pregevoli in futuro.
I giovani Urlatori, attravero i media e il mercato discografico, entrambi decisamente a favore di questa novità che contribuiva ad abbassare ulteriormente l'età dei fruitori di dischi in Italia (fino a quel momento calata solo grazie all'impatto mediatico della vittoria di Modugno a Sanremo e di personaggi per i ragazzi, quali Rita Pavone e Gianni Morandi), si fecero strada nella cultura pop e soprattutto nell'immaginario: come dimenticare la trasmissione televisiva "Il musichiere" in cui apparvero la prima volta, uscendo dal retro di un Juke-Box scenografico, ovvero il simbolo e l'origine di questa corrente?
Questo impatto sulle nuove generazioni portò ad altre produzioni di successo (e di addizionale promozione) legate agli Urlatori; basti pensare ai film musicarello di Lucio Fulci, che dedicò a questo movimento canoro ben due pellicole: "Urlatori alla sbarra" del 1960 e ancor prima "I ragazzi del Juke-Box" del 1959.
Fu questo il periodo delle polemiche (più che altro gonfiate dalla stampa) fra gli ormai "antichi" melodici e i giovinastri che urlavano. Basti pensare a Claudio Villa, che in maniera provocatoria utilizzava i media per propagandare il suo genere, sostenendo che fosse l'unica maniera per contrastare gli Urlatori.
Ad ogni modo, la parabola di questa corrente cessò con la British Invasion (che tratteremo in un altro post), movimento che portò nuovi generi, dal rock al beat, e prendendo il posto nel mercato dei giovani, fino ad allora fan degli Urlatori.

Ma chi sono (o sono stati) gli Urlatori?
Sicuramente è impossibile non citare Tony Dallara, che trasformò "Come prima", brano slow per le sale da ballo, in un grido a pieni polmoni.



A lui seguirono Urlatori non proprio puri, come Betty Curtis, che con la voce squillante cantava comunque brani legati alla melodia italiana e con tematiche da sempre care ai movimenti precedenti. E poi i più celebri Gaber, Joe Sentieri, Clem Sacco, Ricky Gianco, Jenny Luna, Little Tony, Brunetta, Angela e Gene Colonnello.

Ma vorremmo rivolgere un'attenzione particolare a due artisti nati in questa corrente, ma divenuti a dir poco leggendari in seguito. Il primo di questi è Adriano Celentano, le cui movenze ricordavano quelle di Elvis Presley, Guru degli Urlatori, anche se più iconiche di un'atteggiamento rabbioso e volutamente ribelle alle consuetudini e alla repressione sessuale. I suoi rock scatenati avevano lo scopo di demistificare l'amore e la dolcezza, attraverso brani ancora conosciutissimi, ad esempio "Il tuo bacio è come un Rock"



La seconda artista è Mina, che ottenne il soprannome "Tigre Di Cremona" proprio in quel periodo. Movenze infantili e provocanti, abiti succinti e sfida verso i canoni sono il suo biglietto da visita a partire dalla sua partecipazione a "Il Musichiere", dove swingò un brano melodico classico... "Nessuno"...



e per proseguire con "Tintarella di Luna", che varcò anche i confini del Bel Paese



E con questo si conclude il post sugli Urlatori, che comunque ci faranno compagnia in futuro sulle pagine di questo blog.

2 commenti:

Ale ha detto...

Non mi sento di catalogare Gaber fra gli urlatori; nel 1959 Gaber incise il primo disco con la Ricordi accompagnato da Franco Cerri alla chitarra e Gianni Basso al sax (entrambi jazzisti) con il pezzo "Ciao ti dirò" che è considerato uno dei primi brani rock italiani mentre l'anno successivo in duo con Enzo Jannacci (I Corsari più recentemente Ja-Ga brothers)incide alcuni brani fra cui "Birra" fatto conoscere al pubblico attuale come colonna sonora degli spot della birra Dreher

Stefano ha detto...

Gli Urlatori erano la risposta italiana alla musica di Elvis, quindi alla nascita della musica rock.
Dato che, come tu dici, Gaber incise uno dei primi pezzi rock italiani, questo lo rende un urlatore a tutti gli effetti... nonostante non avesse la tipica modalità di emissione della voce di quella corrente