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sabato 23 agosto 2014

L'album di oggi: Radici

Oggi torniamo a parlare di album musicali diventati simboli della storia della musica e questa volta è il turno di "Radici", il quarto album di Francesco Guccini.
Uscito nel 1972, è caratterizzato da una particolare cura stilistica e delle musiche e rappresenta una svolta nella produzione del cantautore modenese.
Il tema principale di questo concept album è la ricerca del proprio passato; in copertina è raffigurata una fotografia con i nonni e i prozii e, all'interno del disco, una seconda fotografia vede Francesco Guccini insieme alla moglie Roberta ad indicare la prosecuzione della discendenza.





Il significato dell''album viene anche spiegato in prima persona dall'autore in una dedica all'interno del disco.
I testi delle canzoni contenute in "Radici" riprendono le riflessioni sullo scorrere del tempo che hanno caratterizzato anche i due dischi precedenti del cantautore modenese, "Due anni dopo" del 1970 e "L'isola non trovata" del 1971.
Nell'album "Radici", in particolare, il passato è rappresentato dalle canzoni Piccola città e Incontro, il presente che fluisce è in Canzone dei dodici mesi e il futuro si trova in Il vecchio e il bambino.
Complessivamente, è un album pieno di significati con un linguaggio semplice.
Ora non ci rimane che prendere in considerazione le canzoni una alla volta, partendo da quella che è anche il titolo dell'album e che si commenta da sola.








La seconda traccia dell'album è La locomotiva, sicuramente una delle più conosciute di Francesco Guccini: racconta un fatto realmente accaduto il 20 luglio 1893 alla stazione ferroviaria di Poggio Renatico (FE), che ebbe risonanza a livello nazionale e che il cantautore modenese lega anche a motivazioni politiche molto plausibili considerando il clima sociale di fine '800.


La terza traccia dell'album, Piccola città, è una canzone in cui Guccini descrive la Modena della sua infanzia, con episodi di vita vissuta, ribellioni e ostilità che scrisse a Bologna.


La quarta traccia, Incontro, è stata scritta dal cantautore modenese durante un viaggio in treno dopo avere ritrovato brevemente un'amica di vecchia data e segnata dal suicidio del compagno nel giorno di Natale mentre lei stava festeggiando in casa con la famiglia. Durante il brano, Guccini si riosserva nella nostalgia adolescenziale.


La traccia successiva, Canzone dei dodici mesi, prende in esame il passare del tempo nello scorrere dei mesi dell'anno. Nel video che segue ne vediamo la versione live registrata il 20 gennaio 1982 a Lugano nella sede della televisione svizzera RTSI. Nell'occasione, Francesco Guccini è accompagnato da Jimmy Villotti e Juan Carlos "Flaco" Biondini alle chitarre e Tiziano Barbieri al basso.


La Canzone della bambina portoghese tratta lo scorrere del tempo e, più precisamente, lo scorrere della vita di tutti i giorni, sfruttando le parole di una bambina che pare stare molto tempo vicino al mare.


La traccia conclusiva dell'album Radici é Il vecchio e il bambino, che nell'analisi del passare del tempo rappresenta il futuro.
Precisamente, mette di fronte due generazioni successivamente all'olocausto dopo una guerra nucleare.
In questo dialogo, il vecchio racconta al bambino come fosse la Terra prima della distruzione totale.
Alla fine del racconto, il bambino conclude dicendo: "Mi piaccion le fiabe, raccontane altre".
Nel video che segue, ne vediamo una versione registrata da Francesco Guccini nel 1971, un anno prima dell'uscita dell'album Radici, con il titolo Un vecchio e un bambino.


 Infine, riteniamo interessante anche porre l'attenzione sui musicisti che accompagnarono Francesco Guccini in questo album: Ellade Bandini alla batteria, Deborah Kooperman al flauto, alla chitarra e al banjo, Ares Tavolazzi al basso, Gigi Rizzi alla chitarra e Maurizio Vandelli a mellotron e moog.
Detto questo, non ci resta che augurare a tutti un buon weekend in musica!

 

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