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giovedì 24 novembre 2022

Interviste: I Mulini a Vento

Ciao tutti! Ricordate I Mulini a Vento? Ebbene, abbiamo avuto il piacere di fare con loro un'intervista molto interessante che vi proponiamo di seguito. Per chi se lo fosse perso, il post su questa band è qui 

E prima di lasciarvi all'intervista, ovviamente vi auguriamo come sempre un buon weekend in musica!

   

1) Ciao a tutti, innanzitutto è bene fare le presentazioni. Chi sono i I Mulini a Vento e perché questo nome?


    

Il Gruppo Mulini a vento è formato attualmente da 5 elementi: Branco (Daniele Branchini) alla viola, Fabri (Fabrizio Del Bianco) alla batteria, Lello (Daniele Degli Esposti) alla chitarra acustica e voce, Pappa (Andrea Pappacena) al basso acustico e chitarre e lo Zio (Daniele Festi) alle percussioni.

Il progetto Mulini a Vento, in ogni caso, è stato fino a poco tempo fa (in cui il gruppo si è definito nei componenti elencati) un progetto “aperto” a cui hanno collaborato tanti musicisti: ricordiamo le collaborazioni sporadiche di Vince, Leone, Monia, Guglielmo, Danilo, Dario, Francesca, Giuseppe, Robby e la militanza significativa e prolungata di Floppy, Tiz, Faust, Nico, Claudia. Non ce ne vogliano amici di viaggio che avessimo eventualmente dimenticato di ricordare.

Il Nome MULINI A VENTO nasce come omaggio a Don Chisciotte e a tutti quelli che vedono nella realtà un qualcosa in cui si può incidere, per migliorarla, con le proprie scelte individuali e collettive.



2) Bene. Ora parliamo della vostra musica. Voi suonate musica folk con un particolare interesse verso l'impegno sociale. Perché avete scelto di "specializzarvi" in questo tipo di musica piuttosto che proporre un folk che potremmo definire più "spensierato"?


L’impegno sociale può essere visto come meno spensierato di altri contesti. Noi lo abbiamo scelto per interesse personale e come azione dotata, per noi, di senso e significato. Pur vero che affrontiamo questa avventura con la leggerezza che ci ha insegnato Calvino che non è superficialità ma è planare sulle cose dall’alto senza pesi sul cuore.


3) L'ispirazione è fondamentale per creare qualsiasi forma di arte. Nel vostro caso, quali sono le fonti di ispirazione e com'è il vostro approccio per creare un brano inedito?


Le nostre fonti di ispirazione sono fondamentalmente due: le storie vissute e descritte in biografie o narrate dalla tradizione orale e la letteratura.

Per quanto riguarda la prima fonte la nostra produzione conta canzoni inedite scritte sulla storia di: William Michelini, Vinka Kitarovic, Zelinda Resca, Eda Bussolari e i Gemelli Marzocchi, I 13 di Lovere, i racconti del Partigiano “Fantomas” Cicchetti, la partigiana Penelope Veronesi, la battaglia di Porta Lame, la strage di Ustica, la strage 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. Dalla seconda fonte abbiamo composto e musicato, ispirandoci liberamente a diversi Autori tra i quali: Rostand, Gramsci, Rodari, Chomsky, Ungaretti, Pasolini. 

Ovviamente ci sono canzoni che abbiamo composto seguendo esclusivamente la nostra sensibilità  e la nostra visione del mondo senza attingere ne a storie vere né a pagine di letteratura


4) Chi é il vostro pubblico? Vi rivolgete a qualcuno in particolare? E in quali tipi di location vi esibite?


Abbiamo un pubblico abbastanza eterogeneo che spazia dai quattro ai novant’anni ed è per certi versi una scoperta anche per noi vedere come molti dei brani che facciamo offrano diversi livelli di lettura per varie età e varie orecchie. Tempo fa alla fine di un concerto un bimbo di sette anni ci chiese perché non avevamo fatto Borgata Forcelli che era il suo pezzo preferito, un brano su una vicenda non proprio leggera. Gliel’abbiamo suonata in acustico mentre il palco veniva smontato e sapeva ogni parola del testo a memoria.
Alla fine le canzoni sono tipo i piumini del soffione, li sputazzi in giro ma non sai mai dove finiranno.


Sulle location: tendiamo a privilegiare gli eventi in qualche modo legati a realtà o persone che sentiamo vicine al nostro modo di vivere la società: ANPI, Emergency, Libera, Adelmo Cervi…


5) La situazione generale in ambito dello spettacolo pare quanto meno complicata da vari punti di vista. Nel vostro caso? 


Nessuno di noi è musicista professionista e facciamo tutti altri lavori, questo ci ha permesso di attraversare le difficoltà del settore da un posto privilegiato e ci ha sempre consentito molta libertà di manovra.
C’è un problema prima di tutto culturale: il mestiere di operatore dello spettacolo, in particolare del settore musicale, viene quasi visto come una scelta ascetica fatta per elevare lo spirito e che la gente riesca a camparci dignitosamente è secondario. Gli ultimi due anni hanno in qualche modo rincarato la dose: mentre il resto del mondo tornava a lavorare il settore degli spettacoli è rimasto blindato per un pezzo, scelte che hanno poco a che fare  con considerazioni sanitarie e più con una concezione di arte e cultura come accessori risparmiabili tenuti in piedi da lavoratori di serie B.



6) Idee e progetti per il prossimo futuro?


Il prossimo futuro ci vedrà impegnati nella realizzazione del nostro quarto disco. L’intenzione è farlo uscire a inizio 2023 anche se considerato quanto abbiamo scritto e creato in questi due anni probabilmente abbiamo già il materiale anche per il quinto. Viviamo in tempi che forniscono parecchi spunti.

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