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sabato 19 ottobre 2013

Storia della musica elettronica (I parte)

Oggi Music Drops inizia un percorso musicale per prendere in esame uno dei generi più variegati e utilizzati nelle sue varie sfaccettature: la musica elettronica.
Cominciamo analizzando i primi strumenti inventati con l'intenzione di creare questa musica, seppure, in alcuni casi, con i dovuti limiti.
Nel 1897, l'avvocato e inventore americano Thaddeus Cahill creò il primo strumento musicale in tal senso, ovvero il telharmonium o dinamofono.






L'intenzione era quella di produrre correnti elettriche alternate sfruttando 145 dinamo e controllare queste frequenze tramite varie tastiere, ciascuna di 7 ottave.
Il segnale generato risultava piuttosto debole e non amplificabile, per cui inizialmente era nata l'idea di sfruttarlo per la filodiffusione della musica attraverso la linea telefonica. Questo strumento aveva però anche un altro handicap: pesava 200 tonnellate!
Purtroppo non esistono registrazioni originali dell'epoca; da segnalare comunque che 100 anni dopo la nascita di questo strumento, il regista statunitense Reynold Weidenaar ha prodotto il documentario "Magic music from telharmonium" rimettendo in funzione l'unico esemplare rimasto conservato.
Successivamente venne inventato la valvola termoionica, o triodo, primo componente elettronico "attivo", ovvero che fornisce un segnale di potenza amplificato se gli viene fornita energia dall'esterno.
Altra invenzione nell'ambito della musica elettronica fu quella ideata dall'inventore russo Lev Sergeevič Termen: il theremin, ovvero lo strumento che, costituito semplicemente da una vera e propria scatola di componenti elettronici e da una o due antenne, produce suoni elettronici semplicemente avvicinando e allontanando le mani dalle antenne.





Dopo l'incontro con l'inventore russo, nel 1923 un radiotelegrafista e violoncellista francese, Maurice Martenot, decise di creare qualcosa che unisse l'idea precedente con qualcosa di più famigliare ai musicisti, ovvero una tastiera a 88 tasti per controllare l'altezza dei suoni prodotti: nacque così, cinque anni più tardi, Onde Martenot (o, in francese, Ondes Martenot).
Con un'estensione di sei ottave, può produrre anche glissati, intervalli inferiori al semitono e diversi timbri e, basandosi sulle differenze di frequenza emessa da generatori (oscillatori) è considerato l'antenato dei più moderni sintetizzatori e fino alla metà degli anni Cinquanta era considerato uno dei migliori strumenti elettronici esistenti.




Pochi anni più tardi, Friedrich Trautwein inventò il trautonium, con alcune semplificazioni nell'uso delle strumentazioni elettroniche, e negli anni Trenta vennero costruiti i primi strumenti in grado di emulare i suoni di un'orchestra.
Gli anni Quaranta videro la nascita dei primi sintetizzatori, strumenti in grado di riprodurre imitazioni di strumenti musicali veramente esistenti o creare suoni ed effetti non esistenti in natura, sotto il controllo di un musicista o un sequencer.
Generalmente comandato tramite una tastiera come quella di un pianoforte, esistono comunque altri sintetizzatori gestiti tramite le corde di una chitarra, il fiato, una pressione di qualche tipo o altri controller ancora diversi.




Nei primi anni Cinquanta aumentò la produzione di transistor, che sostituirono i triodi nella gestione della corrente elettrica e che, grazie a dimensioni ridotte, costi ridotti e maggiore praticità, rivoluzionarono l'industria elettronica.
Così si conclude la prima parte della storia della musica elettronica. Continuate a seguire Music Drops per scoprire il seguito!
 




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